Il dramma di Giovanni Allevi: “Il campo visivo è ridotto. Probabilmente ho subito un danno permanente. All’occhio sinistro ho quasi perso la vista”.
Intervenuto ai microfoni de Il Giornale, il noto musicista Giovanni Allevi ha parlato del suo dramma legato alla malattia agli occhi che gli ha quasi fatto perdere la vista. Il pianista, capace di avvicinare le persone comuni alla musica classica (o almeno a una sua variante) si gode il successo di Equilibrium, il miglior esempio di musica classica… contemporanea.
Giovanni Allevi e il distaccamento della retina
Allevi ha parlato innanzitutto del suo problema alla vista dovuto al quasi totale distaccamento della retina: “Il campo visivo è ridotto. Probabilmente ho subito un danno permanente. All’occhio sinistro ho quasi perso la vista, quello destro ha sempre avuto difficoltà dopo il problema alla retina di dieci anni fa. Notturno dannunziano? Ma a differenza di quel che accadde a D’Annunzio, il buio non ha contagiato la scrittura. Nel mio album non vi sono toni tetri, semmai è un’esplosione di gioia, di sole. E’ come se attraverso la musica volessi vedere colori ora preclusi. Sto scoprendo nuovi orizzonti. Per esempio ho imparato a suonare senza vedere, ed è entusiasmante. Suonare con gli archi attorno, senza vedere nulla, è un’esperienza assolutamente surreale“.
A caccia dell’Equilibrium
Giovanni Allevi ha poi parlato di Equilibrium e della sua personale ricerca dell’equilibrio: “Il meglio di me l’ho trovato quando ho perso il mio equilibrio – racconta il musicista. Quando ho scritto il mio Concerto. Scrivere un Concerto per pianoforte e orchestra è una follia. Anzi una doppia follia. Per prima cosa perché affronti una forma classica complessa che forse potrebbe avere difficoltà a soddisfare standard discografici o radiofonici. In secondo luogo perché ti confronti con giganti come Chopin, Prokofiev, Rachmaninov, autori che amo con tutto me stesso ma dai quali bisogna saper prendere le distanze“.